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sabato 15 settembre 2018

VELLO Bike+


La “vittima” della nostra prova è questa volta una raffinata bici pieghevole a pedalata assistita di costruzione austriaca, ricca di caratteristiche innovative e dalla componentistica di grande qualità: vi presentiamo la VELLO Bike+.
Il telaio a diamante è d’acciaio al CrMo, con un aspetto da mini-bike che trasmette una rassicurante impressione di solidità e abbina la piega del carro posteriore (ormai da tempo non più esclusiva della Brompton) a un’inedita forcella anteriore ripiegabile, mentre per la trazione c’è una motoruota posteriore sistema ZEHUS che per caratteristiche e “filosofia” di impiego ne fa un unicum nel panorama delle biciclette a pedalata assistita.

VELLO bike



La bici della nostra prova era di un grigio canna di fucile molto elegante (unico 
colore disponibile per questa versione) e sprovvista dei parafanghi, che però sono previsti dal costruttore: un parafango tradizionale aderente alla ruota anteriore e uno sdoppiato posteriore, con una parte fissa posta davanti alla ruota all’interno del carro, che protegge la zona centrale del telaio, e una articolata per non interferire col ribaltamento del carro stesso. 
La soluzione, un po’ più complessa di quella per esempio della Ahooga ma probabilmente più protettiva, non è facilissima da descrivere quindi rimandiamo al sito del costruttore: sito VELLO bike


Il telaio è predisposto per il montaggio di un portapacchi proprietario 
o una staffa di carico anteriore (KlickFix o simili) sul cannotto di sterzo e di un portaborraccia sul tubo inclinato inferiore. 
Nell’immagine si nota anche la soluzione inconsueta ma funzionale per i passaggio delle guaine dei cavi: staffe saldate al tubo del telaio nelle quali vengono fatte passare normali fascette serratavi da elettricista; in questo caso c’è solo il tubetto del fluido del freno posteriore e rimane libera la staffa che in altre versioni viene utilizzate per fissare il cavo di comando del cambio.



IL MANUBRIO

Il manubrio dritto è largo circa 62 cm e può essere piegato per il trasporto estraendo le due estremità, fissate da due collarini a eccentrico.


VELLO bike

I due semimanubri sono trattenuti da un cavetto elastico...

VELLO bike

... e dotati ciascuno di un nottolino che impegna una scanalatura nella parte centrale fissa, impedendo la rotazione; questo permette anche una modesta regolazione in larghezza, semplicemente sfilando di un paio di centimetri i semimanubri prima di fissarli.
Il sistema è solido e veloce da azionare, ma i due semimanubri una volta estratti rimangono liberi di penzolare; chi volesse assicurarli in qualche maniera dovrà arrangiarsi, per esempio utilizzando una fascetta elastica o di Velcro.

VELLO bike

La parte centrale del manubrio è tenuta da una breve pipa fissa.

VELLO bike

Sul cannotto di sterzo vi è un tradizionale collarino di blocco che però non permette di abbattere il piantone come sulle altre pieghevoli ma solo di ruotarlo di 90°, con un innesto dentellato che garantisce il blocco nelle due posizioni. 
Data la possibilità di ridurre l’ingombro estraendo i semimanubri la manovra non appare indispensabile.
Il morsetto alla base del manubrio è un pezzo di pregiata fattura, con il logo del costruttore e comprende un piccolo fanale anteriore, alimentato con una batteria a pastiglia, molto elegante ma di potenza limitata, quindi utile soprattutto come luce di posizione. Si accende premendolo leggermente, con la sequenza acceso-lampeggiante-spento.

VELLO bike

Lo stesso tipo di fanalino lo troviamo anche al posteriore, integrato nel morsetto che blocca il tubo reggisella; in questo caso, considerata la sensibile inclinazione verso il basso e la marcata direzionalità della luce generata dal LED, temiamo che la visibilità della luce non sia proprio ottimale. Per questo e anche per l’uso di batterie a bottone non ricaricabili, particolarmente “invasive” per l’ambiente, in attesa che il costruttore pensi a un sistema di illuminazione un po’ meno “stiloso” ma più pratico e potente, ci sentiamo di consigliare agli acquirenti della VELLO Bike+ di aggiungere un paio di fanali ricaricabili, anteriore e soprattutto posteriore, un po’ più potenti.




LA FORCELLA ANTERIORE
E veniamo a una delle peculiarità di questa bici, la forcella ripiegabile che permette di ridurre la lunghezza senza imporre uno scomodo smontaggio e rimontaggio della ruota anteriore. La cerniera, posta nella parte posteriore sotto il cannotto di sterzo, viene chiusa da due piastre che combaciano e vengono bloccate da una clamp a sua volta fissata da un manettino a galletto (lo stesso sistema delle articolazioni della Brompton, per intendersi).





La tenuta, una volta stretto il galletto, è più che sicura e secondo il costruttore più che sufficiente a garantire la sicurezza da aperture indebite (anche perché, data a naturale inclinazione dello sterzo, la gravità collabora a tenere chiusa la cerniera), ma vuoi per ragioni “psicologiche”, vuoi perché si tratta effettivamente di un’articolazione “vitale” (in tutti i sensi!), è stato aggiunto un robusto spinotto di sicurezza in stile aeronautico, legato con un cavetto metallico a una piastrina capocorda avvitata al supporto per la staffa di carico/portapacchi anteriore, così da non rischiare di perderlo a bici piegata ma anche per ricordarsi di inserirlo in sede prima di partire.
VELLO Bike+


IL SISTEMA FRENANTE
I freni sono Shimano a disco ad azionamento idraulico, potentissimi ma al tempo stesso ben modulabili (solo con qualche “strizzata” più decisa siamo arrivati al bloccaggio della ruota posteriore). Nelle due immagini si possono vedere anche lo sgancio rapido della ruota anteriore (raffinatezza non proprio indispensabile su una pieghevole), il magnete che serve a tenere chiusa la bici piegata, sul tubo destro della forcella, e la staffa per il montaggio del freno V-Brake, di serie su altre versioni di questa bici.



IL CARRO POSTERIORE

Come già detto, è articolato rispetto al telaio, stile Brompton, e per la chiusura si affida a un magnete, con un elemento di elastomero interposto fra attacco e telaio.

VELLO Bike+

Una curiosità è la posizione della cerniera, davanti all’asse dei pedali e non dietro come sulla Brompton, il che fa sì che la distanza tra questo e il perno della ruota posteriore resti invariata durante la rotazione del carro, rendendo inutile la presenza di un tendicatena e permettendo, come in questo caso, l’uso di una trasmissione a cinghia. Data la conformazione del telaio principale, che non avrebbe lasciato abbastanza spazio per una ruota da 20” (a meno di ricorrere a un telaio a doppia culla inferiore, come sulla Ahooga), la cerniera è disposta obliquamente, di modo che la ruota va a disporsi accanto al telaio; lo si vede chiaramente soprattutto osservando la bici dal basso.

VELLO Bike+

LA TRASMISSIONE

Come abbiamo appena accennato, la trasmissione è a cinghia dentata, con corona da 60 denti e pignone da 19 denti, per uno sviluppo metrico (distanza percorsa dalla bicicletta con un giro di pedivella) di quasi 5 m, abbastanza agile per l’impiego in città, grazie anche all’ausilio del motore, ma molto meno adatto a spunti velocistici e lunghi percorsi extraurbani (problema che evidentemente non si pone con le versioni “muscolari” dotate di cambio). 
Le pedivelle sono della misura standard di 175 mm.




La tensione della cinghia può essere regolata con due tradizionali registri a vite alle estremità dei due bracci del carro, come sulle motociclette con trasmissione a catena o sulle bici senza cambio a deragliatore; il cappellotto nero sul lato destro del mozzo della ruota cela la presa per l’eventuale ricarica della batteria.


Sul lato sinistro invece spiccano il disco freno posteriore e il ricettacolo per il magnete di chiusura.

VELLO Bike+

VELLO Bike+

LA SELLA

La bici monta una Selle Royal Viento marcata con il logo Vello con scarico centrale, molto comoda nonostante l’aspetto sportivo. 
Il binario di destra reca impressa la scala graduata per regolare la posizione.




Il tubo reggisella, invece, non ha la scala graduata per la regolazione di precisione dell’altezza. Di alluminio del diametro di 30,9 mm, è lungo 500 mm; con sovrapprezzo è disponibile da 600 mm, consigliato per persone di statura superiore a 185 cm.


I PEDALI

I pedali sono Wellgo d’alluminio, pieghevoli e dotati di catarifrangenti, con sblocco spingendo la parte mobile verso l’interno.




LE RUOTE
Le ruote sono da 20”, con cerchi d’alluminio Exal ZX19 con finitura nera opaca, entrambi a 32 raggi; questi sono montati incrociati in seconda all’anteriore e diritti (radiali) al posteriore. Di serie sono montati pneumatici Schwalbe Marathon Racer da 20x1,50 e camere d’aria con valvole Schrader.



IL SISTEMA DI PIEGATURA
Ecco come si presenta la bici da chiusa

ed ecco l’inevitabile foto-confronto…



Come si vede, la differenza non è abissale: massa e dimensioni dichiarate sono 13,9 kg e 79x57x29 cm; noi abbiamo rilevato 88x62x38 cm, con qualche minima approssimazione (probabilmente la larghezza dichiarata è senza pedali), la lunghezza da aperta è 155 cm e il passo 105 cm. L’altezza massima della sella, con il tubo reggisella standard estratto fino al limite, è di 95 cm dal suolo.

Questa la sequenza di piegatura della Vello:
a) si apre l’articolazione della ruota anteriore allentando il manettino che blocca la clamp (come sulla Brompton), dopo aver estratto lo spinotto di sicurezza, che rimane appeso al suo apposito cordino metallico.



b) si solleva la bici prendendola per la sella e il manubrio; un piccolo slancio basta per sganciare il magnete del carro posteriore che si ribalta verso il davanti mentre la forcella si piega all’indietro.

VELLO Bike+

c) si fissano tra loro la forcella e il carro posteriore con l’apposito magnete.



d) si abbassa il tubo reggisella, che – come sulla Brompton – va a bloccare il carro posteriore.

VELLO Bike+

e) dopo aver allentato il collarino, si ruota di 90° il manubrio, lo si abbassa nel suo tubo telescopico e si estraggono uno o entrambi i semimanubri che restano penzoloni, appesi al loro richiamo elastico.


Nell’insieme la manovra non è completamente intuitiva e rispetto ad altre pieghevoli richiede di farci la mano, soprattutto per far “incontrare” correttamente forcella e carro piegati, ma non presenta particolari difficoltà. Forse non è la bici ideale per chi deve prendere un treno al volo, come può essere una Strida o una Brompton, ma dopo un minimo di pratica è comunque più agevole di una Ahooga, una Montague o una Birdy. Il principale ostacolo potrebbe essere il pedale sinistro, che va disposto con la pedivella rivolta orizzontalmente verso l’avanti prima di ribaltare il carro posteriore, per evitare che interferisca con il ribaltamento della forcella.
Come per la Ahooga, se si vuole velocizzare la manovra si può lasciare la ruota anteriore in posizione di marcia, a prezzo però di un sensibile aumento della lunghezza. Ma piuttosto che perdere il treno...

TRASPORTO PASSIVO E PARCHEGGIO

Questo aspetto non è il punto forte della VELLO Bike+; sul sito del costruttore si mostra come spingerla “a carrellino” tenendo il manubrio estratto, ma la manovra non è semplicissima e il magnete centrale potrebbe aprirsi in caso di sollecitazioni un po’ più forti. Altrimenti, non rimane che sollevarla di peso e trasportarla a mo’ di valigia, in questo caso agevolati dalla comodità di presa sul tubo superiore del telaio.
Non è possibile parcheggiare la VELLO Bike+ in “stile Brompton”, ribaltando il carro posteriore perché questo si ribalta leggermente obliquo e quindi la bici non resta in equilibrio, per cui si fa ricorso a un tradizionale cavalletto laterale.

LA MOTORIZZAZIONE

E veniamo all’originale sistema di motorizzazione ZEHUS, progettato da una startup italianissima nata nell’ambito del Politecnico di Milano. 
Cuore del sistema è la motoruota posteriore, che contiene il motore elettrico da 250 W di potenza e 20 Nm di coppia massima, l’elettronica di controllo, i sensori e la batteria da 160 Wh e 3000 cicli carica-scarica nominali che è per così dire “avvolta” intorno al motore. Tutto il blocco motore-elettronica-batteria pesa solo 3,2 kg. All’estremità destra del mozzo si trova la presa per la ricarica, celata sotto un cappuccio di gomma. Secondo l’impostazione del sistema ZEHUS, peraltro, la necessità di ricaricare la batteria è piuttosto remota, solo per il primo utilizzo o in caso di lunga inattività (regola d’oro per tutti gli accumulatori, di qualunque genere: mai lasciarli completamente scarichi).
Diversamente dalle altre bici a pedalata assistita, la VELLO Bike+ richiede un minimo di apprendistato per poterla sfruttare al meglio. In primo luogo è necessario uno smartphone su cui scaricare l’applicazione Bitride (compatibile con Android 4.2.3 e iPhone 4s e successivi) tramite la quale si controllano tutte le funzioni, quindi bisogna associarlo alla bici tramite collegamento Bluetooth. Per maggiori dettagli rimandiamo al sito www.zehus.it
Stando alle istruzioni diffuse dal costruttore, la bici è comunque essere utilizzabile anche senza app, quanto meno nelle sue funzionalità di base.
Per attivare il motore occorre raggiungere una velocità di circa 8 km/h e dare tre giri di pedale all’indietro, dopo di che… basta pedalare. Il motore dispone di sei livelli di assistenza regolabili tramite app e anche con il più spinto (“Turbo”, impostato di default) l’assistenza è sempre dolce e graduale. Il ritardo del motore non è sempre costante; partendo da fermo dopo una sosta di qualche minuto può servire anche un giro completo di pedali per avvertire la spinta, mentre dopo una sosta di pochi secondi (per esempio a un semaforo) l’intervento è quasi istantaneo. Per “spegnere” il sistema senza smartphone basta coricare la bici su un fianco o “impennarla” in verticale sulla ruota posteriore.

La “filosofia progettuale” dello ZEHUS mira allo sfruttamento ideale dell’energia muscolare ed elettrica, con l’elettronica di controllo che realizza una sorta di ”vasi comunicanti”: in pratica quando si pedala con più energia di quella strettamente necessaria il motore lavora come un generatore, immagazzinando energia nella batteria, mentre se la resistenza al moto supera la potenza impressa sui pedali, il processo si inverte e il motore interviene in aiuto attingendo corrente dalla batteria. Proprio per questa ragione è impossibile indicare un’autonomia in chilometri, troppe essendo le variabili in gioco; in condizioni d’uso ideali l’autonomia (ovvero l’intervallo fra due ricariche) potrebbe essere infinita, come dichiarato dal costruttore.
Oltre ad attingere energia… dalle nostre gambe, il sistema ZEHUS sfrutta il più possibile il recupero di energia, richiamato dalla sigla KERS (Kinetic Energy Recovery System) resa celebre negli ultimi anni dalla Formula 1, anch’essa regolabile tramite app: non appena si smette di pedalare si avverte un leggero rallentamento, che si accentua se si muovono i pedali all’indietro, come in un freno a contropedale; il sistema non permette di frenare fino all’arresto, perché perde progressivamente di efficacia col diminuire della velocità, ma è molto efficace per mantenere la velocità più o meno costante in discesa. Su una scala di dimensioni e potenze completamente diversa, è un po’ la stessa cosa che avviene con la frenatura elettrica a recupero dei treni… che peraltro esiste da più di un secolo!
Poiché in bici in genere si è abituati a sfruttare l’inerzia e la ruota libera, bisogna fare l’abitudine a queste particolarità, ma bastano davvero pochi metri per capire che con la Vello Bike+ conviene non smettere mai di pedalare e affidarsi alla gestione elettronica del motore per il bilancio energetico.

SU STRADA
Una volta in sella, la VELLO Bike+ conferma la prima impressione e si rivela estremamente precisa nel seguire le traiettorie, senza che si avverta nessun accenno di flessione od oscillazione. 
Anche l’inevitabile ma leggero sbilanciamento delle masse, con il posteriore gravato dalla motoruota, non si avverte minimamente. Il telaio chiuso e non articolato garantisce una grande robustezza anche su strade molto sconnesse e anche la forcella ribaltabile, grazie al suo doppio sistema di blocco, non deve impensierire nemmeno in caso di guida “aggressiva”.
Con un’impostazione complessivamente non sportiva e la possibilità di sfruttare il “freno motore” per non prendere troppa velocità in discesa, il poderoso impianto frenante appare perfino sovrabbondante rispetto al necessario. Il rapporto di trasmissione corto impedisce di spingere in velocità, per cui per poter mettere davvero alla frusta telaio e freni probabilmente occorrerebbe, come per la Ahooga, provare la versione “muscolare” per poterne apprezzare le doti velocistiche e di leggerezza (fino agli 8,9 kg dichiarati dal costruttore per la versione monomarcia Airborne One con telaio in titanio).

CONCLUSIONI
A chi si rivolge questa bici? 
Sicuramente a chi è affascinato dalla tecnologia, a chi ne apprezza lo stile e i raffinati dettagli costruttivi, ma anche al ciclista urbano – pendolare o no – che non ricerca prestazioni spinte ma vuole un mezzo dalla massima semplicità d’uso (“pedala e dimenticati di avere una batteria” potrebbe essere il suo slogan) per muoversi senza fatica e… senza sudare. Con ogni probabilità il sistema si fa apprezzare al suo meglio su percorsi che alternano salite e discese, piuttosto che in una città pianeggiante come Milano, dove le salite più acclivi sono i cavalcavia…
Unica nota dolente, il prezzo, specie ora che sul mercato si affacciano proposte (anche pieghevoli), di bassa gamma sì, ma a prezzi abbondantemente sotto i 1000 euro. I 3299 euro di questa versione non sono certo pochi e per chi vuole si può spendere ancora di più optando per il telaio in titanio (700 euro in più e 1 kg in meno) o per il cambio centrale Schlumpf (499 euro), anche se bisogna comunque pensare la Vello Bike+ (come qualunque altra bici equipaggiata con il sistema ZEHUS) non come un’esercitazione tecnologica fine a sé stessa nè una “semplice” bicicletta dotata di un motore ausiliario, bensì come un “sistema integrato” e autonomo per lo sfruttamento ottimale dell’energia elettrica e … delle nostre gambe. Potrebbe essere la strada del futuro per la mobilità ciclistica urbana?

Un ringraziamento agli amici del negozio "La stazione delle Biciclette" che ci hanno dato in prova questo gioiellino tecnologico.

VELLO Bike+


review by: Vittorio              photographer: Peo              assistant ph. : Vittorio

Tutte le foto presenti in questo articolo, salvo dove indicato, sono di proprietà di PEO e come tali sono tutelate dalle leggi sul diritto d'autore. E' pertanto vietato qualsiasi utilizzo che non sia stato espressamente autorizzato in forma scritta dall'autore 

5 commenti:

  1. Dovrei ricevere a breve la bicicletta. Grazie della precisa recensione.

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  2. This is the most complete review of this bike that I have yet seen. Yet it is a pity no one ever tests this bike on hills! The 'muscular' Airborne 11 with gears seems more suited to hilly terrain despite the Vello+ having a motor because the motor's battery seems rather small if it is really to help the rider. But it is a very neat and stylish design, very nice particularly without luggage or fenders!

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  3. Se posso aggiungere 2 informazioni:
    1-E' impossibile affrontare una salita che supera l'8% di pendenza.
    2-E' impossibile partire in salita.

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    1. In che senso è impossibile partire in salita?
      In una città con tante salite è inutilizzabile?

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  4. In che senso è impossibile partire in salita?
    In una città con tante salite è inutilizzabile?

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